Dal 18 al 23 febbraio due debutti all’Elfo Puccini di Milano

Saranno in scena in contemporanea all’Elfo Puccini di Milano due nuovi spettacoli: in Sala Bausch alle 19.30 (domenica alle 15) “Peli”, di Carlotta Corradi, con la regia di Veronica Cruciani e in sala Fassbinder alle 21 (domenica alle 16.30) “Invidiatemi come io ho invidiato voi”, scritto e diretto da Tindaro Granata.
Peli” è interpretato da Alex Cendron e Alessandro Riceci.
Due donne giocano a Burraco, l’una di fronte all’altra. “Alza”. Una distribuisce le carte. L’altra le raccoglie. “Ho delle carte orrende”. Dice sempre così, pensa l’altra. Un gioco educato, una conversazione formale, quella confidenza propria dei rapporti adulti appesantiti da una vita di non detti. Una è vedova, ha perso il suo uomo, il suo amore, l'altra è vedova pur non essendolo. Il passato e il presente gettano le due donne in un continuo scambio di potere. Domina una e l’altra soccombe, poi viceversa. Le carte seguono, bilanciano, enfatizzano gli attriti. Finché qualcosa interrompe il meccanismo di un dialogo borghese per entrare nella dimensione dell'emozione e dell'istinto.
Alessandro Riceci
Invidiatemi come io ho invidiato voi” è interpretato da Tindaro Granata, Mariangela Granelli,  Paolo Li Volsi, Bianca Pesce, Francesca Porrini e Giorgia Senesi. 

Tindaro Granata, dopo il felice esito del suo Antropolaroid, torna all’Elfo Puccini con il suo nuovo spettacolo, che ha debuttato al Festival delle Colline Torinesi 2013. Ispirato a un celebre caso di pedofilia accaduto qualche anno fa in provincia di Perugia, Granata non si limita alla restituzione della vicenda giudiziaria o alla denuncia, ma cerca di far emergere, con la sensibilità che lo contraddistingue come regista e interprete, i moti interiori e i sentimenti che muovono i protagonisti: vittime e carnefici. 
Tindaro Granata
Una donna diventa amante del datore di lavoro di suo marito. Si frequentano di nascosto. La donna, che ha una figlia di 3 anni, progetta di lasciare il marito per andare a vivere con l’amante. Per abituare la bimba alla presenza di una figura maschile diversa da quella del padre, la donna, affida spesso la bimba all’amante. L’amante è un pedofilo e dopo un abuso, la bimba muore. Al pedofilo viene dato l’ergastolo, la madre viene condannata a 15 anni di reclusione perché dichiarata colpevole, connivente. Sapeva. Tutti i componenti della storia, dichiarano la loro versione dei fatti, cercano una verità che non tiene conto della bimba che è morta. Se volessi essere banale e superficiale direi che la bambina rappresenta la nostra Italia. La perdita di un'innocenza stuprata dalla nostra disonestà. A volte sono banale. Il testo è basato su una storia vera, ma il riferimento che c’è sotto è puramente metaforico. (Tindaro Granata - note di regia) (R.B.)
Mariangela Granelli