“Improvvisamente, l'estate scorsa” in scena all'Elfo Puccini di Milano

Improvvisamente, l'estate scorsa”, il famoso testo di Tennesse Williams, aveva debuttato nel 1958 e l'anno successivo era diventato un film, diretto da Joseph Mankiewicz e interpretato da Elizabeth Taylor, Katharine Hepburn e Montgomery Clift.

La versione teatrale diretta da Elio De Capitani era andata in scena all'Elfo Puccini nel 2011 e proposta per tre anni in tour con grande successo. Un testo che De Capitani rilegge in tutta la sua forza drammatica dentro una cornice scenica grandiosa che rappresenta il giardino-giungla di una villa dalla lussureggiante flora subtropicale.
Gli interpreti della versione 2015, in scena fino al 1° febbraio, sono Cristina Crippa, Elena Russo Arman, Cristian Giammarini, Corinna Agustoni, Enzo Curcurù, Sara Borsarelli. I costumi, tutti sulle tonalità chiare, sono di Ferdinando Bruni.
L'azione si svolge nel 1936. Il dottor Martin Cukrowicz viene inviato presso l'eccentrica e ricca vedova Violet Venable affinché la convinca a dare un lascito per la nuova clinica psicologica. Il dottore si accorge subito di avere a che fare con una persona molto strana, diventata quasi pazza per la perdita del figlio Sebastian, morto misteriosamente l'estate prima durante una vacanza con la cugina Catherine Holly. La vedova dà l'impressione di voler nascondere le vere circostanze della morte del figlio. Inoltre, dà l'incarico al dottore di visitare Catherine - l'unica testimone dell'accaduto, internata dai familiari in un manicomio - per verificare se sia pazza ed eventualmente lobotomizzarla, onde dimentichi il tragico accaduto. Catherine in realtà più che essere pazza, è rimasta traumatizzata e prova un profondo senso di colpa. Convocata tutta la famiglia nella villa di Violet, Martin somministra a Catherine un calmante, una specie di siero della verità; Catherine rivela così che ha assistito alla morte del cugino, fatto a pezzi e divorato da una folla di ragazzi in una sorta di delirio rituale collettivo.
Un grosso problema, essendo il testo stato scritto negli anni '50, era stato quello di dover necessariamente aggirare le regole rigide del Codice Hays, senza mai una sola esplicita pronuncia della parola “omosessuale”. (R.B.)