LUCIA DI LAMMERMOOR alla Scala




Stagione d’Opera e Balletto 2014 ~ 2015

28, 31 maggio ~ 3, 5, 8, 11 giugno 2015


LUCIA DI LAMMERMOOR

Dramma tragico in tre atti

Libretto di Salvatore Cammarano

dal romanzo The Bride of Lammermoor di Sir Walter Scott

Musica di  GAETANO DONIZETTI


(Edizione critica a cura di Gabriele Dotto e Roger Parker; Editore Casa Ricordi, Milano; 
con la collaborazione e il contributo del Comune di Bergamo e della Fondazione Donizetti)

Prima rappresentazione: Napoli, Teatro di San Carlo, 26 settembre 1835
Prima rappresentazione al Teatro alla Scala: 1 aprile 1839

Allestimento Metropolitan Opera di New York

Direttore  STEFANO RANZANI

Regia  MARY ZIMMERMAN
Scene  DANIEL OSTLING
Costumi MARA BLUMENFELD
Luci  T.J. GERCKENS
Coreografia DANIEL PELZIG

Personaggi e interpreti

Enrico Gabriele Viviani
Lucia Diana Damrau / Elena Mosuc (8, 11)
Edgardo Vittorio Grigolo
Arturo Juan José De León
Raimondo Alexander Tsymbalyuk
Alisa Chiara Isotton
Normanno Edoardo Milletti

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Maestro del Coro BRUNO CASONI

Date:
Giovedì 28 maggio 2015 ore 20 ~ prima rappresentazione
Domenica 31 maggio 2015 ore 15 fuori abbonamento
Mercoledì giugno 2015 ore 20 ~ turno O
Venerdì giugno 2015 ore 20 ~ LaScalaUNDER30
Lunedì giugno 2015 ore 20 ~ turno M
Giovedì 11 giugno 2015 ore 20 ~ ScalAperta

Prezzi: da 210 a 13 euro
Prezzi ScalAperta: da 105 a 6,5 euro

Infotel 02 72 00 37 44
www.teatroallascala.org



Damrau e Grigolo in Lucia di Lammermoor

Stefano Ranzani dirige la ripresa dell’allestimento di Mary Zimmermann dal 28 maggio.
Nella scena della pazzia torna l’armonica a bicchieri.

La ripresa della Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti nell’allestimento di Mary Zimmermann con la direzione di Stefano Ranzani (dal 28 maggio all’11 giugno) si avvale per le parti dei protagonisti di due tra gli artisti più acclamati nelle sale di tutto il mondo ma anche più amati dal pubblico milanese: Diana Damrau e Vittorio Grigolo. Con loro Gabriele Viviani, baritono lucchese già ascoltato alla Scala in numerosi ruoli, nella parte di Enrico, mentre Juan José de León è Arturo e Alexander Tsymbalyuk Raimondo. Completano il cast due giovani voci provenienti dall’Accademia del Teatro alla Scala: Chiara Isotton nella parte di Alisa e Edoardo Milletti nella parte di Normanno. Nelle recite dell’8 e dell’11 giugno sarà protagonista Elena Mosuc, che torna alla Scala dopo i successi di Luisa Miller, La traviata e Rigoletto.

Per la scena della pazzia viene ripristinata la Glasharmonika o armonica a bicchieri, originariamente prevista da Donizetti per ammantare di un’atmosfera spettrale il delirio della protagonista, ma sostituita nella maggior parte delle esecuzioni dalla cadenza del flauto. L’armonica  a bicchieri è stata utilizzata per l’ultima volta alla Scala nel 2006, nell’edizione diretta da Roberto Abbado. 
Lo spettacolo è una coproduzione con il Metropolitan di New York, dove ha inaugurato la stagione 2007/2008, ed è stato presentato per la prima volta alla Scala nel 2014. 

Diana Damrau ha inaugurato per due volte le stagioni scaligere, nel 2005 in occasione della riapertura della Scala rinnovata con L’Europa riconosciuta di Antonio Salieri diretta da Riccardo Muti e nel 2013 con La traviata di Verdi diretta da Daniele Gatti. Oggi è una delle voci più apprezzate in tutto il mondo, richiesta dai maggiori teatri e impegnata in una intensa attività discografica. Alla Scala ha cantato anche nelle Nozze di Figaro di Mozart dirette da Gerard Korsten nel 2006 e in diversi recital, nel 2006, 2007, 2009 fino allo scorso 4 maggio.
Lucia è un cavallo di battaglia di Diana Damrau, che ha trionfato nell’allestimento firmato da Mary Zimmermann al Metropolitan e nell’approfondire la parte si è spinta fino a consultare uno psichiatra sulle caratteristiche della follia di Lucia: secondo la diagnosi, una personalità bipolare fin dal primo atto.  

A 38 anni Vittorio Grigolo è già un veterano del Piermarini: il debutto avviene infatti nel 2000 in due concerti straordinari diretti da Riccardo Muti. Nel primo il giovanissimo tenore è impegnato nella Fantasia Corale di Beethoven; nel secondo, che inaugura l’anno verdiano 2001, canta il Notturno di Verdi accanto a Barbara Frittoli e Michele Pertusi. Nel 2003 Grigolo è Tony in West Side Story di Bernstein, nel 2007 è Ranuccio nel Gianni Schicchi diretto da Riccardo Chailly, nel 2011 Roméo in Roméo et Juliette di Gounod, nel 2012 Rodolfo nella Bohème diretta da Rustioni accanto ad Angela Gheorghiu e Duca nel Rigoletto diretto da Dudamel, nel 2013 in un recital di canto. La sua ultima esibizione scaligera, nel 2014, è proprio nel ruolo di Edgardo nella Lucia, che era allora Albina Shagimuratova. Vittorio Grigolo tornerà alla Scala dal 19 agosto nei panni di Rodolfo accanto alla Mimì di Maria Agresta nella Bohème diretta da Gustavo Dudamel con la Simón Bolívar.

                                                         L'OPERA IN BREVE
Nessun melodramma di Donizetti gode di una popolarità più ampia e duratura di Lucia di Lammermoor. Il linguaggio drammatico immediato, evidente e subito comprensibile, spiega certo il successo che accompagna l’opera dalle origini e che ancor oggi non accenna a venir meno; ma altrettanto decisivo è il fascino esercitato dal pronunciato colore romantico dell’opera, con la sua materia incandescente, l’atmosfera fosca, il senso pessimistico di un destino ineluttabile che grava sui personaggi.
Il libretto, preparato da Salvatore Cammarano, proviene dal romanzo di Walter Scott The Bride of Lammermoor (1819), ambientato nella Scozia del 1689 al tempo delle lotte tra i seguaci di Gugliel- mo III d’Orange e Giacomo II. Il romanzo – nel quale all’epoca confluivano l’interesse per la storia inglese, la moda del racconto gotico e la nuova sensibilità romantica – aveva gia fornito il soggetto, prima che a Donizetti, ad almeno altri quattro compositori che l’avevano utilizzato per le loro opere teatrali. La tendenza era diffusa tra gli operisti italiani, che vedevano in Scott (l’“Ariosto scozzese”) una fonte privilegiata per gli intrecci melodrammatici, e che potevano contare sull’ampia diffusione dei suoi romanzi presso il pubblico borghese.
Cammarano ridusse l’intreccio alle sue linee essenziali, eliminando azioni e personaggi secondari ma conservandone il nucleo drammatico, che consiste da un lato nell’opposizione di Enrico all’amore clandestino di Edgardo e Lucia, dall’altro nel conflitto tra i due personaggi maschili, dovuto all’antico odio tra le famiglie degli Ashton e dei Ravenswood. Se nel libretto si mantengono, pur nella loro stilizzazione, i motivi principali del romanzo, ve ne figurano tuttavia di nuovi, che nell’economia del melodramma sono tutt’altro che secondari: la scena della follia di Lucia in primo luogo, vero climax drammatico dell’opera, e poi la morte per suicidio di Edgardo. Alla follia della protagonista il romanzo di Scott accenna appena; nell’opera di Donizetti invece la stessa è pubblica e altamente teatralizzata, così da accrescere l’orrore e la pietà presso lo spettatore. La scena di follia – che vanta, com’è noto, una lunga tradizione nell’opera italiana, e che conosce con il melodramma romantico una fortuna rinnovata – è resa, in Lucia di Lammermoor, grazie allo sconvolgimento della sintassi del discorso musicale, a una linearità melodica frammentata, al libero affiorare di reminiscenze interrotte (non è invece di Donizetti la lunga cadenza di tradizione con il flauto: fu introdotta, alla fine dell’Ottocento, dal soprano Nelly Melba). Altro luogo anomalo, e memorabile, è la conclusione dell’opera: qui librettista e compositore si distaccarono dalla tradizione, che preferiva chiudere con un’aria importante della primadonna (il cosiddetto rondò), e misero in ultima posizione l’aria del tenore.
Per il resto, l’opera segue le convenzioni dell’epoca: il romanticismo di Lucia di Lammermoor è incanalato nell’alveo di forme classiche, regolari e ben riconoscibili, simmetricamente distribuite nei tre atti. Anche la scrittura vocale – che tocca vertici di alto virtuosismo nella parte della protagonista – è legata alla tradizione del belcanto: insiste dunque su un canto stilizzato, talvolta riccamente fiorito, anzi- ché su stilemi realistici. Un generale colo- re romantico è assicurato dal trattamento orchestrale: i corni in evidenza nel preludio, i gesti strumentali che penetrano a fondo nell’animo dei personaggi (di Lucia soprattutto), rivelano una spiccata capacità introspettiva, che emerge soprat- tutto nell’introduzione ai numeri solistici, quando l’orchestra prefigura affetti e atteggiamenti psicologici; le battute strumentali che preludono a “Regnava nel silenzio”, ad esempio, individuano già in pochi tratti la visione che ossessiona Lucia, la sua instabilità, la premonizione della catastrofe. Non estraneo alla popolarità dell’opera, che fu immediata e permanente, è senz’altro il livello altissimo dell’ispirazione melodica. Donizetti esibisce, qui, straordinarie doti di incisività e pregnanza melodica, che si tratti della veemenza infuocata degli scontri tra i personaggi maschili o del languore malinconico di Lucia.
Lucia di Lammermoor fu scritta velocemente, tra la fine di maggio e il 6 luglio 1835. La prima rappresentazione dell’opera ebbe luogo a Napoli, al Teatro di San Carlo, il 26 settembre dello stesso anno. Le due prime parti furono affidate al soprano Fanny Tacchinardi Persiani e al tenore Gilbert Duprez; completavano il cast il baritono Domenico Cosselli e il basso Carlo Porto. Si trattava di ottimi interpreti (la Tacchinardi Persiani, in particolare, era la cantante più tecnicamente agguerrita della sua epoca), che assicurarono all’opera un notevole successo, che non venne mai meno per tutto l’Otto e il Novecento; anche oggi che la Donizetti-renaissance ha portato alla rivalutazione di opere meno fortunate, Lucia è considerata a pieno titolo il capolavoro del Bergamasco. Non stupisce neppure che gli storici abbiano sempre identificato in Lucia di Lammermoor un’icona del teatro borghese, oltre che di quello romantico. Basta rileggere le pagine di Flaubert in cui Emma Bovary – il classico prodotto di un’educazione provinciale e di un sentimentalismo artificialmente acuito e deviante – assiste in teatro alle vicende di un’eroina tragica, identificandosi totalmente con i suoi amori e con la sua sorte sfortunata. Non a caso, si tratta di una rappresentazione di Lucia di Lammermoor